Dal 1° gennaio 2020 l’Euribor, il tasso interbancario che interessa tutti coloro che stanno rimborsando un mutuo a tasso variabile, verrà calcolato in un modo nuovo. L’attuale (e per certi versi preistorico) sistema basato sulle telefonate (attraverso cui una ventina di banche di un panel europeo dichiarano a quali tassi si scambiano il denaro fra loro e da cui poi si ricava, come dato medio, l’Euribor) verrà rimpiazzato da un calcolo basato sugli scambi effettivi (e non più dichiarati). Da un sistema “fiduciario” si passerà a un criterio più scientifico per ottenere giornalmente il nuovo Euribor (sulle varie scadenze da 1 settimana a 12 mesi).
Cosa cambierà per i mutuatari? Formalmente nulla. Perché il loro contratto continuerà ad essere agganciato all’Euribor (la maggior parte segue quello a 3 mesi e un’altra fetta importante è agganciata all’indice mensile). Anche nella sostanza non dovrebbe cambiare nulla se non che il nuovo Euribor in certi momenti potrebbe essere più volatile, qualora gli scambi effettivi tra le banche del panel dovessero rarefarsi. Un’ipotesi tuttavia estremamente remota dato che si verifica quando viene a mancare la fiducia tra le singole banche (come accaduto l’ultima volta nel 2008, anno in cui l’Euribor balzò per alcune settimane oltre il 5%). Oggi le banche hanno un problema di redditività ma non di liquidità (di quella ce n’é fin troppa come dimostra la bassa domanda alle ultime aste T-Ltros, finanziamenti a medio termine a sconto della Bce).